Fra le molteplici tematiche d’attualità più in voga che si leggono spesso sui quotidiani italiani in questo periodo, molte fanno riferimento agli incidenti sul lavoro. In relazione a questi accaduti, l’integrità fisica personale rappresenta al giorno d’oggi un argomento prioritario piuttosto essenziale in quanto permette di ragionare su se stessi, di educare gli individui alla consapevolezza dei pericoli, alla prudenza, soprattutto, dati gli incidenti di frequente nelle sedi lavorative aiuta il lavoratore a far riflettere sulle discipline che fanno riferimento alla sicurezza generale nel proprio luogo di lavoro. Malgrado si spenda tempo per la continua formazione sui luoghi di lavoro purtroppo, sono ancora frequenti incidenti in relazione a questo complesso fenomeno.
L’attività lavorativa, espressione concettuale presente nella Costituzione italiana dovrebbe
essere più tutelata non solo teoricamente ma soprattutto praticamente in materia di sicurezza garantendo ai lavoratori la loro incolumità. I continui dibattiti pubblici in materia di sicurezza, i meeting del settore in questione che si organizzano con frequenza, la
sensibilizzazione da parte dell’Inail compresi gli studi scientifici sul fenomeno, sono utili,
attraverso una comunicazione efficace a far ricordare costantemente agli addetti ai lavori
questi temi per evitare che le tragedie sul lavoro si concretizzino.
Manuali e libri a riguardo sono stati pubblicati in abbondanza in passato ma un libro
interessante da me letto recentemente in merito a questo argomento è un volume pubblicato da Guida editore reperibile su https://shorturl.at/EjhNL scritto dall’autore medico Altobelli Francesco, campano, esperto locale del settore infortunistico, dal titolo Io non mi faccio male, utile a ragionare approfonditamente sui fenomeni legati agli incidenti sul lavoro. L’argomento del libro è un tema ancora attuale nonostante le origini della tematica risalgano a un passato non recente. Il libro ripercorre la storia della disciplina e le dinamiche degli infortuni sul lavoro facendo riferimento alla psiche e ai suoi processi attraverso anche storie di vite e testimonianze. Nonostante, oggigiorno la tematica del libro sia molto conosciuta e discussa, resta comunque alto il numero di incidenti non solo nel mondo del lavoro ma in generale in molte situazioni della vita, da quelli domestici a quelli automobilistici come anche altri incidenti particolari che è necessario menzionare perché delicato è il suo ambito. Voglio citare circa i giovani studenti che si sono
trovati sul percorso di alternanza scuola-lavoro e alcuni ci hanno rimesso la vita senza
nemmeno raggiungere la maggiore età.
Dato che gli istituti scolastici, gli enti di formazione, l’istruzione e l’educazione generale sono il punto di partenza, la base per futuri adulti e futuri lavoratori, è necessario cominciare da questo angolo di società per fare educazione mentale. Gli istituti scolastici in collaborazione con le relative aziende e con un rinnovato sistema di massima vigilanza dovrebbero essere molto più attenti riguardo fasce d’età più giovani in fase di crescita personale e professionale perché è in questa fase che si può fare di più. Data la complessità di molti fenomeni sociali tra cui questo, esiste una intercorrelazione tra vari fenomeni, non esiste una sola causa o un solo effetto e concorrono un susseguirsi di reazioni a catena, pertanto, solo in sinergia, con la collaborazione dei protagonisti sociali sarà possibile una via d’uscita.
La mente che mente è una frase adatta a riassumere le parole del libro e colgo l’occasione di menzionarla in questo articolo per collegarmi alla necessità di addestrare l’attività mentale, soprattutto in età giovanile, allenare una mente talvolta sconosciuta a l’uomo stesso che dovrebbe invece imparare a conoscere bene, visto che è la testa a guidare e perché è con essa che si sopravvive. Come accennavo prima nella frase sopracitata, in essa c’è l’essenza di una psiche bugiarda, non fedele all’avviso dei pericoli quotidiani a causa di processi imperfetti del sistema mentale stesso. Una mente che non ci dice la verità, che non dà una percezione reale del pericolo, che non avverte fedelmente attraverso il suo sistema percettivo in determinate condizioni generando situazioni sia rischiose che pericolose. Questa condizione bugiarda della struttura mentale è un effetto di un essere umano che nasce strutturalmente imperfetto perché la natura è anch’essa imperfetta e per riflesso lo è la mente che è stata generata in un modo rudimentale, non perfezionata e di questa evidenza bisogna tenerne conto. Questa condizione si riflette sulla nostra quotidianità alimentando il tema del libro: l’infortunio.
La strada da intraprendere è in direzione della consapevolezza, educando la mente alla
massima concentrazione. Opportuno è di far capire l’importanza di allenare la mente al pari di come si allena il corpo in palestra.
Come parte della soluzione si deve anche agire collateralmente continuando sempre la
sensibilizzazione all’argomento partendo dalle scuole, soprattutto dai più giovani meno
condizionati degli adulti, mirando all’autoconsapevolezza, all’attenzione critica dei propri
pensieri, a ridurre la velocità della mente che tanto affligge la mente stessa che non si ferma mai nemmeno di notte mentre sogna e lavora imperterrita, a riscoprire la lentezza delle azioni, al senso della vita che tanto sfugge, a vivere una vita di qualità piuttosto che di quantità. Bisogna comunicare con i giovani di questi argomenti, ai quali non si presta
attenzione in quanto alle parole degli altri, degli adulti in generale non si dà peso, nemmeno quando ci si dice che ci si può far male, soprattutto nel mondo dei giovani che ostentano tanta sicurezza e spavalderia solo perché rende “fighi” o come dicono i giovanissimi “cool” agli occhi degli altri e nel gruppo dei pari.
Esistono più motivi in merito all’argomento e cercare di capire la causa è fondamentale, ad
esempio, la mente dei giovani è anche in continua ricerca del pericolo perché lo utilizzano
come strumento per il suo effetto dopaminergico, per chi cerca adrenalina, oppure per sentirsi invincibili. Il lavoro per poter scardinare queste profonde idee non è di facile attuazione soprattutto se si fa un lavoro superficiale ma resta possibile un lavoro di perfezionamento solo attraverso un’analisi introspettiva approfondita sui propri pensieri e comportamenti da comprendere portando alla luce il buio mentale e poter attenuare potenziali incidenti e vivere una vita con minori rischi possibili.
"L'Informatore" | Testata giornalistica di Tele Futura
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